Falsi miti dell'acne
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La fisiopatologia dell'acne è multi fattoriale e coinvolge quattro principali fattori: iperproduzione di sebo, proliferazione di propionibacterium acnes, alterazione della cheratinizzazione e rilascio di mediatori infiammatori nella cute. I fattori di rischio dell'acne sono molti: familiarità, sovrappeso, obesità, fumo, ciclo mestruale, igiene della pelle, esposizione solare, fattori ambientali e qualità del sonno.

Il ruolo della dieta è controverso, il coinvolgimento di specifici alimenti nell'insorgenza dell'acne rimane non confermato, anche se sono sotto accusa carboidrati ad alto indice glicemico, latte, latticini e grassi saturi. 

Anche l'uso di cosmetici non idonei è un fattore di rischio per l'acne, infatti oli o sostanze grasse contenuti in alcuni di questi favoriscono l'occlusione dei pori e quindi la comedogenesi.

Convinzione diffusa è che l'acne sia correlata a un'insufficiente pulizia della cute, questa percezione distorta porta il paziente a ricorrere a una detersione molto frequente con prodotti spesso aggressivi e che aggravano l'infiammazione, mentre andrebbero utilizzati detergenti delicati e non schiumogeni, lavando le zone interessate con acqua tiepida e asciugandosi tamponando delicatamente con l'asciugamano senza strofinare.

Altro falso mito è quello di considerare l'acne un problema adolescenziale che si risolverà con la crescita, ma quanto prima si inizierà un trattamento specifico, in base a una accurata valutazione da parte del farmacista e del medico, minore sarà il rischio di cicatrici permanenti. L'automedicazione è indicata in soggetti con acne non infiammatoria o che presentano meno di 10 lesioni su un lato del viso. Nelle forme severe, dove l'automedicazione non riesce ad alleviare i sintomi dopo 2-3 mesi o si presentano processi di cicatrizzazione o si sospetta una causa endocrina, il parere del medico è fondamentale.

Dottoressa Ilaria Tomasi